Quale mistero racconti, mio bellissimo ragazzo? Con quali magici nastri ti trastulli, cosa nasconde la maschera che indossi, ed il tuo braccio sinistro dove è finito? Hai gli occhi arrossati, devi essere stanco di startene sempre lì, alto e composto. O voglia di accarezzarti e poi di lasciarti andare.
NON AVERE PAURA
Non avere paura che ti tengo
Mi dicevi sempre
Quando in mare si arrivava dove non si tocca
Quando provavo ad imparare ad andare in bicicletta senza le rotelle
Quando sullo scivolo, quello più alto, mi lasciavo andare senza frenare con i talloni.
Non darmi la mano molle, stringi di più le tue ditine intorno alla mia mano
Stringi
Ti ho detto stringi.
E tu stringevi fino quasi a farmi male.
Ora è da tempo che nessuno più mi tiene
Si corre il rischio di cadere ad ogni gradino
Se non c’è nessuno a tenerti
Una cosa da morire di paura.
Eppure andiamo tutti avanti senza nessuno che ci tiene
Ci teniamo su da soli
Inventiamo intrecci di sostegni che ci avvolgono
Come milioni di spire di serpente
Le spire di serpente non fanno vedere cosa c’è dentro
Noi dentro ci teniamo qualcosa di nascosto
Da non mostrare, da nascondere.
Adesso basta, smettila di piangere
e non avere paura che ti tengo.
Che dire, Giorgia? E’ molto bello quello che hai scritto, nella sua sincerità, nella tua freschezza sempre un po’ ferita e vulnerabile. Non cambierei quasi nulla di questo testo.
Per quanto riguarda lo stato d’ animo che lo ispira, e la sua relativa consapevolezza, è pienamente condivisibile. Al di là delle vicende personali, tu racconti un’ esperienza e un sentire universali, comuni a tutti.
Per tirare le linee di questo lungo e profondo discorso, ti direi solo che teniamo duro, che ci teniamo insieme e ci teniamo stretti , che ci teniamo molto gli uni agli altri. In Laboratorio, nel Filo e ben oltre questi rapporti donati dalle circostanze.