Non so se è più l’inquietudine o la solitudine. Disagio e fastidio è come se rimbalzassero da me all’immagine e dall’immagine a me in uno squallido ping pong. Mentre la morte è dappertutto nell’indifferenza generale, compresa la mia.
Il momento di tacere
Penso che ci sia un momento per tutto
Uno per urlare a squarciagola come se ti si spezzasse qualcosa dentro
Come se tutto fosse in procinto di finire
Un grande urlo che mi(ti) libera dal dolore
Che mi? accomuna al genere umano
Che mi faccia gridare e mi faccia sentire al posto di chi non ha voce(suggerirei di usare fin qui il tu, e passare all´io dalla frase successiva)
Ora però è per me il momento di tacere
Di godere del silenzio che ho dentro
Di assaporare anche la mancanza di ispirazione(brava, e di capirne le ragioni, senza sensi di colpa o perfezionismi sterili)
Di buttarmi nel mondo e di fare, di dare il meglio di me
Anche se questo ora significa tacere.
Cara Giorgia, trovo bello questo branetto per l’ intensità e la misura, due qualità non facili da combinare. Ma, come ti dicevo, sento che hai fatto un passo avanti nel tuo percorso e dunque in un certo senso ogni conquista si deve alla tua maturazione, o assestamento che dir si voglia.
Due osservazioni: 1. Mi sembra giusto dedicare un momento di silenzio alla scomparsa di Sally
2. Ricordo benissimo che durante il mio primo e unico viaggio in Africa, in Marocco moltissimi anni fa, dopo qualche giorno quello che vedevo e provavo mi invitarono a un profondo silenzio. Non so se sia un fenomeno analogo, ma credo di capirti, almeno in parte