I giorni e le notti n.9


Edvard Munch(1863 –1944), L’urlo (Skrik) , 1893, Galleria Nazionale , Oslo, Norvegia

Non so se è più l’inquietudine o la solitudine. Disagio e fastidio è come se rimbalzassero da me all’immagine e dall’immagine a me in uno squallido ping pong. Mentre la morte è dappertutto nell’indifferenza generale, compresa la mia.

Il momento di tacere

Penso che ci sia un momento per tutto

Uno per urlare a squarciagola come se ti si spezzasse qualcosa dentro

Come se tutto fosse in procinto di finire

Un grande urlo che mi(ti) libera dal dolore

Che mi? accomuna al genere umano

Che mi faccia gridare e mi faccia sentire al posto di chi non ha voce(suggerirei di usare fin qui il tu, e passare all´io dalla frase successiva)

Ora però è per me il momento di tacere

Di godere del silenzio che ho dentro

Di assaporare anche la mancanza di ispirazione(brava, e di capirne le ragioni, senza sensi di colpa o perfezionismi sterili)

Di buttarmi nel mondo e di fare, di dare il meglio di me

Anche se questo ora significa tacere.

Cara Giorgia,  trovo bello questo branetto per l’ intensità e la misura, due qualità non facili da combinare. Ma, come ti dicevo, sento che hai fatto un passo avanti nel tuo percorso e dunque in un certo senso ogni conquista si deve alla tua maturazione, o assestamento che dir si voglia.

Due osservazioni: 1. Mi sembra giusto dedicare un momento di silenzio alla scomparsa di Sally

2. Ricordo benissimo che durante il mio primo e unico viaggio in Africa, in Marocco moltissimi anni fa, dopo qualche giorno quello che vedevo e provavo mi invitarono a un profondo silenzio. Non so se sia un fenomeno analogo, ma credo di capirti, almeno in parte

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