I giorni e le notti n.7


Rembrandt Harmenszoon Van Rijn (detto Rembrandt), Filosofo in meditazione, olio su tela, 1632, Museo del Louvre, Parigi

Il nulla intorno. Ho la vista offuscata, non ci vedo bene. È come se guardassi dal buco della serratura e riuscissi solo a intravedere un mondo passato a me sconosciuto. Non vedo dove porta la scala a chiocciola e questo mi confonde ancora di più, così come la luce abbagliante fuori. L’ uomo è un gentile vecchietto che non si abbasserebbe mai a rivelarmi le sue meditazioni segrete. Di solito sono attratta dalle luci accese nelle case mentre io sono fuori al buio. Adesso che mi trovo all’interno la rivelazione mi delude un po’.

VIVO NELL’OMBRA

Oggi ho visto un bambino che dormiva sdraiato per terra, le mani a cuscino, sul marciapiede assolato e polveroso di Sciara Fuad. Avrà avuto dieci anni ed erano circa le dieci e trenta del mattino di martedì tre luglio. La gente gli passava camminando e sciabattando più o meno veloce di fianco, me compresa.

Io vivo nell’ombra anche se ho la fronte che gronda di sudore.

Il bambino ha davanti a sé una ciotolina scassata dove qualcuno ha lasciato delle monete, perché qui questo è normale, è uno dei pilastri della religione, dare l’elemosina, e così i mendicanti, fatti su nelle coperte di lana, i piedi luridi che sbucano, le donne anziane di nero vestite che allungano la mano rattrappita dall’artrite, la madre che spulcia i capelli sporchi della figlia, tutti accattonano con estrema dignità, senza la minima vergogna. Poco più in là,se non mentre di fianco,  i ragazzi si scattano fotografafie con gli occhiali da sole e il filtro bellezza 30%.

Io vivo nell’ombra anche se un rivolo di sudore mi scende lungo la schiena.

C’è persino un’intera famiglia che si è piazzata al centro della Corniche, hanno affisso una specie di tenda affissa al muro scalcinato, di fianco hanno un montarozzo di stracci come armadio, i bambini scalzi giocano nell’immondizia, davanti a loro una strada trafficatissima a tre corsie e una grande stazione di servizioall’angolo.

Io vivo nell’ombra, anche se ho un caldo pazzesco, innamorata di questa città e di Mister Mohab con cui ieri ho fatto l’amore. Vivo nell’ombra e ho sprazzi di felicità che mi inondano il cuore.

Un testo emozionante, Giorgia, perché profondamente letterario, nel senso che il patto con chi legge è chiaro: tutto è vero e allo stesso tempo tutto è una scena raccontata in una pagina scritta e viva nella mente di chi l’ ha concepita. Il bambino all’ inizio conquista il lettore che non può sottrarsi all’ incantesimo fino al finale, quando il cerchio si chiude.

Per quel che io intendo, non hai ucciso né fatto scomparire Sally, l’ hai assorbita in un io narrante (che in questo stadio è anche asessuato, dato che non usi il femminile) che ti assomiglia ma non sei tu, come ogni personaggio di ogni autore. Questo personaggio che vive, per ora, nell’ ombra è attento, maturo, sensibile e a sprazzi felice. Evviva. Complimenti, Giorgia

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