Impressioni ed emozioni a partire dal quadro di Paul Klee
Il labirinto tridimensionale. Facce schiacciate infantili ed inquietanti ma che non fanno paura. Le figure geometriche ed i colori mi ricordano le carte da gioco, Alice nel paese delle meraviglie, ma anche Il castello dei destini incrociati. Tempo e spazio scardinati e di nuovo i colori a pastello, pastosi , della mia infanzia. Desiderio e curiosità di capirci qualcosa.
La battaglia persa
“ Nella tua Università c’è anche l’esame di Latino?”, mi chiese un giorno mio padre. “ Si, però non è obbligatorio, cioè nel mio piano di studi potrei iterarlo con altro. Eppure, mi piacerebbe provarci.” risposi.
“ Allora non riuscirai mai a laurearti.” Detto così, senza astio o disprezzo; una semplice constatazione di una prova secondo lui impossibile che io sostenessi. Mi feriva ogni volta che lo faceva, ma non se ne rendeva conto ed io non osavo confessarglielo. A dire la verità non gliel’ho mai detto; chissà se lui riusciva a leggerlo nei miei occhi. Ed io alzavo l’asticella.
Devo ammettere che gli incoraggiamenti, quelli che vengono anche chiamati rinforzi positivi, non hanno caratterizzato l´educazione che mi é stata impartita. Il fatto inspiegabile, ai miei occhi, è che non ci fossero cattiveria o desiderio di tarpare i sogni o le velleità. Ed io alzavo l’asticella.
Ecco che devo dimostrare qualcosa al mio inopportuno papà. La lotta, la sfida e quella sensazione di inadeguatezza continuano tuttora. Io sono diventata il mio avversario, inizialmente per voglia di riscattarmi, in certi momenti diventando una vera nemica di me stessa: depressa, insoddisfatta, infelice. Poi un bel giorno abbiamo fatto la pace.
Continuo a perdere a tennis, corro sempre più lentamente, probabilmente non riuscirò a passare molte altre prove, subirò sconfitte e delusioni, ma l’asticella non l’abbasso. E ogni tanto continueró a sentire quel friccicorìo alla base della nuca che per un istante si propaga e che mi piace chiamare felicità.
Complimenti per questa introspezione cosí pulita, senza autoindulgenze né idealizzazioni . L´enunciato é ancora piú limpido del solito. E quella bell espressione colloquiale, familare, intima, “fare la pace” assume in questo conteso, nella tua storia, una posizione centrale, riparatrice, rifondatrice.