John Singer Sargent (Firenze,1856 – Londra 1925) “Garofano, giglio, giglio, rosa”,1885-1886, Tate Gallery, Londra
LANTERNE CINESI
La luminescenza delle lanterne riscalda i volti delle due sorelline, che assomigliano tanto alla figlia del mio maestro di tennis e hanno capelli ed abiti carnali, polposi, di quella brillantezza che ti fa venire voglia di infilarci le dita in mezzo. I punti rosa e bianchi sono sfocati (?sfuocati), in secondo piano e danno un senso di sospensione e di freddezza, infatti mi accorgo che anche le bambine non hanno i piedi e sembrano levitare. Lo sfondo scuro inquieta.
SCRIVERE E’ RIVIVERE
E’ certo che passeggiare al buio, avvolti dalle tenebre, non sia per niente facile ed anzi faccia abbastanza paura. Se ci aggiungiamo il fatto di essere da soli, le cose si complicano. Mi immagino di camminare in completa solitudine in un luogo sconosciuto dove non c’è un barlume di luce e contrappongo le tenebre dell’ignoranza alla luce della ragione, ma queste reminiscenze illuministiche mi fanno venire in mente che l’amico Rousseau ha avuto parecchie questioni da risolvere con i suoi contemporanei in proposito, e quindi preferisco cambiare strada. Allora mi sembra che un po’ di luce ci sia, almeno abbastanza per vedere dove sto mettendo i piedi; non la luce in fondo al tunnel che associo ad immagini di morte, ma un qualche lumicino che magari stimoli la mia curiosità, mi faccia venire voglia di perlustrare quello che ho vicino e magari scoprire cose nuove su di me e di conseguenza anche sul mondo che mi circonda. Quello di cui sono convinta è che tutte queste operazioni sono da fare in solitaria e cosí esorcizzo l´ inquietudine di cui parlavo prima.
Rivaluto ed anzi rivendico come una conquista il fatto di apprezzare tanto la vita solitaria, fino a diventare insofferente quando sento la gente urlare, affannarsi, arrabbiarsi. Continuo la mia passeggiata quindi, perché so che se dovessi cadere, comunque ce la metterò tutta per tirarmi su.
Forse per la prima volta , nel rivedere un tuo testo trovo tante parole da togliere ( ripetizioni, intercalari, riempitivi…). Non é solo una questione di forma, ma di chiarezza. Sai cosa credo, Giorgia? Che é talmente profondo e bello quello che affermi ( il valore della tua condizione individuale, da non confondere con la banale “solitudine”) e talmente lampante questa scoperta, che tu stessa ne hai un po´di pudore, o di timore, e allora la nascondi un po´, la confondi tra parole neutre e avverbi inutili….cosa pensi della mia intuizione? Un delirio? Bello pensarci, no?
Il contenuto é molto valido, propongo la tua solita forma stringata e cristallina. Fammi sapere!Cara Luciana, ho trovato le tue considerazioni molto appropriate e mi hai fatto venire voglia subito di provare a rivedere il testo. Chissà come mai più apprezzo certi autori che con le loro a volte lunghissime riflessioni mi fulminano di piacere e più divento ridondante e ripetitiva.