Nel centro-sud del Perù, si trova questa città di circa 50.000 abitanti, in mezzo ad una zona deserica, dove è sempre estate. Rimango molto delusa arrivandoci: vengo letteralmente assalita da pseudotassisti che mi offrono passaggi, li devo sgridare come i miei alunni, e alla fine ne resta uno che mi porta all’hostal Nanasca. Anche questa soluzione abitativa non è proprio il mio genere: è pulito e ben organizzato ma c’è una confusione pazzesca, gente che va e che viene, una profusione di giovani volontari che cercano di dare informazioni ed in cambio dormono gratis nelle camere condivise; per il resto suonano e cantano tutto il giorno e anche tutta la notte. Anche facendo un giro in centro, nella solita Plaza des Armas e il resto, la prima impressione è veramente drammatica. Case mezzo costruite, immondizia ovunque, brutti negozi, bancarelle e venditori ambulanti che offrono vere e proprie schifezze; sembra uno dei paesi italiani del sud alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando in mezzo alla distruzione non si sapeva bene come organizzarsi per ricostruire e ognuno faceva un po’ per sé. Si aggiunge alla mia sensazione di disagio e fastidio il vento caldo che solleva terra sporca e una quantità di auto e moto sgangherate che circolano costantemente e ogni due o tre secondi suonano il clacson per richiamare i turisti e non solo, per avvisare agli incroci, per salutare i conoscenti, o solo per dare fastidio. È un vero e proprio vizio: alla fine sono così abituati a suonare che lo fanno anche nelle strade deserte. Le cose da visitare in questo posto sono poche: c’è un Museo Archeologico Didattico finanziato da un italiano che si chiama Antonini, una necropoli risalente a 1000 anni fa che si chiama Cahuachi con vicino l’acquedotto di Cantayo, ma fa veramente troppo caldo per andare a visitarli; c’è una specie di Planetario in un Hotel di lusso, dove ti fanno vedere il cielo, a volte, stellato, per compararlo alle famose Linee. Così io mi cerco di abituare a questo posto facendo una lunga passeggiata all’alba, rinchiusa in camera nelle ore più calde, e andando in centro nel tardo pomeriggio per comprare qualcosa da mangiare. Tra l’altro anche il supermercato è brutto così come i ristoranti: passeggiando la sera la sensazione che ho è di essere una comparsa del primo Blade Runner, quando in mezzo al traffico si succedono botteghe che vendono zampe di gallina e polli buttati su tavolacci in mezzo alla strada, vecchi sonnecchiano a fianco delle loro mercanzie, alcuni trascinano carriole con frutta o pane, suonando, tanto per cambiare, una trombetta per richiamare i clienti, facendo finta di essere in un futuro distopico. Faccio comunque degli incontri interessanti e alcune chiacchierate, ma nel complesso a Nasca non consiglio proprio a nessuno di fermarsi più di un paio di giorni. Scopro alla fine del mio soggiorno che questa città è rinomata a livello internazionale anche per i combattimenti di galli, e non mi stupisco per niente; è perfettamente in linea con lo stile di vita di queste parti. Ho lasciato per ultima l’unica cosa per cui vale davvero la pena andare a Nasca: le sue Linee. In sintesi si tratta di un sito molto vasto, visitabile solo con dei piccoli aerei cessna. Si chiamano geoglifi e sono degli enormi disegni, più di 800, fatti dagli uomini rimuovendo le pietre contenenti ossidi di ferro dalla superficie del deserto, lasciando così un contrasto con il pietrisco sottostante, più chiaro. Inoltre bisogna ricordare che questa è una zona aridissima e priva di venti forti. Gli abitanti di questa zona, probabilmente con competenze raffinate di geometria e di calcolo ingegneristico, le hanno realizzate circa 1500 anni fa, anche se la datazione non è univoca per tutti i disegni e soprattutto non è certa. Io propendo per l’interpretazione di una donna che qui e in tutto il Perù è un vero mito: Maria Reiche, che le ha studiate tutta la vita. Per la matematica tedesca probabilmente sono state fatte per disegnare delle enormi mappe astronomiche, delle costellazioni come Orione o l’Orsa Maggiore. Niente extraterrestri quindi, o piste di atterraggio per dischi volanti, ma il bellissimo Colibrì o le Mani, il Cane, la Scimmia, il Ragno, il Pappagallo, la Balena, i Trapezi, i Triangoli, le Spirali e molti altri. Un’esperienza emozionante e fantastica: purtroppo le foto che ho fatto non riescono a rendere bene l’idea. Alla fine anticipo la mia partenza da questa città, però tutto resta indelebilmente dentro di me, e anche in questo caso il desiderio di condividere è molto forte.
peccato il nome nasca mi piaceva,forse perche’ ci ricorda qualcosa.Besos.
Ciao Monica! Si può scrivere anche Nazca. Però il volo sulle linee mi è piaciuto tanto. Besos 😘😘😘😁👍👌
Sai che preferisco l’idea che le linee siano cartine astronomiche piuttosto che segnali ufo?! D’altronde si sa che incas e compagnia studiassero le stelle. Certo il mistero del come riuscissero ad essere così precisi rimane. Ed è bello così.
Besos 😘😘😘
Probabilmente facevano dei disegni in piccolo e poi erano in grado di riprodurli in scala. Comunque bisognerebbe essere dei matematici sopraffini come la Reiche per riuscire a capirci qualcosa in più…. 😁👍😜😘