Ed eccomi a La Paz, capitale amministrativa della Bolivia, la metropoli più alta del mondo. È stata di recente eletta tra le Città Meraviglia e se non risponde sicuramente ai canoni di bellezza classici, di certo qualcosa di sorprendente c’è. Oggi ha più di un milione di abitanti e si estende su colline che vanno da un minimo di 3.200 metri ad un massimo di 4.100. È un posto dove la gente lavora, studia e vive all’occidentale, con grattacieli che svettano, case d’epoca signorili, ricche chiese, palazzi coloniali, ristoranti, bar, ecc. Ma a fianco di questa vita fatta di mamme al parco con i figli, amici che conversano nei caffè, fidanzati per mano che si mangiano un gelato, tutte le strade, le calles, le avenidas, le plazas, straripano letteralmente di venditori ambulanti di qualsiasi cosa, lustrascarpe, poveri che fanno l’elemosina, spesso bambini e anziani. A questo brulicare se ne aggiungono altri: innanzitutto il traffico fatto di taxi di ogni sorta, minibus a perdita d’occhio dalle cui portiere spalancate giovanissimi ragazzi urlano di continuo le destinazioni, autobus scalcagnati, auto private. L’effetto è a dir poco caotico. E poi strade rotte con molta immondizia, dove paradossalmente il livello di sicurezza è abbastanza alto. Viaggio sola ed è da mesi che ovunque ed in qualsiasi momento mi sento dire “cuidado!”, “stai attenta!”, “mi raccomando!”. Non nego che questo eccesso di preoccupazione sicuramente fatto a fin di bene, molto spesso ha aggiunto un po’ d’ansia al mio Viaggio della Libertà. Ma dopo tanti mesi ci ho fatto l’abitudine. Il livello di attenzione deve sempre essere alto, non si devono fare imprudenze, come d’altronde in qualsiasi parte del mondo, anche nella nostra amata Vercelli! Ora sono a La Paz e cerco di trasmettere le mie sensazioni: la prima appunto è che nonostante tutto non mi sembra una città particolarmente pericolosa. Certo di lusso non se ne vede. La Bolivia, nonostante l’amministrazione di Evo Morales abbia investito molto in istruzione, sanità, occupazione, continua ad essere un paese povero e si vede. Però si percepiscono anche degli sforzi di cambiamento. Il primo tra tutti a La Paz è il fiore all’occhiello della città: il Mi Teleferico. Delle modernissime ed efficienti cabinovie che vanno da un punto all’altro dell’immensa metropoli, da una collina all’altra. Sono più di sette linee, con i nomi di colori come la Metro di Milano, ma che si muovono nel cielo in mezzo ai grattacieli e ai palazzi come gli impianti di risalita del Monterosa Sky. L’effetto è veramente strabiliante, i paesaggi che si ammirano a dir poco unici, in un ambiente pulito e moderno. Peccato che sotto il Mi Teleferico scorrano ancora cumuli di immondizia e baracche fatiscenti. I boliviani di La Paz sono un popolo andino, molto gentile ma non particolarmente espansivo. Inoltre tantissimi sono ancora molto molto radicati alle tradizioni e alla cultura che io per generalizzare chiamo Indio, ma è fatta di una profusione di costumi, usanze, musiche, credenze, feste, che ancora vengono mantenute con orgoglio. Tantissime donne indossano la Chola, l’abito tipico fatto di ampissime gonne plissettate dai colori sgargianti e soprattutto delle curiosissime bombette portate sul cucuzzolo della testa, spesso un po’ di sghimbescio. L’effetto è particolare, e le donne vestite così hanno un bellissimo sguardo fiero, incorniciato da lunghi capelli lucidi, neri, raccolti in trecce meravigliose. Ho letto che la Chola è un costume tradizionale nato nell’Ottocento, indossato dalle meticce di città, cioè nate da donne indio sedotte dai coloni spagnoli ed europei, ovviamente fuori dal matrimonio. I Paceni ballano e fanno festa con grande facilità: il Carnevale è sentitissimo e una miriade di feste semi religiose sono lo spunto per sfilare in balli di gruppo con sfarzosi costumi luccicanti e canti corali. Da queste parti il culto per la Pachamama, la Madre Terra, si fonde con i vari culti Mariani, primo tra tutti quello della Madonna della Montagna. Uno dei musei più belli di La Paz è quello degli Strumenti Musicali nella meravigliosa, piccola e colorata Calle Jaen, la via che mi ha colpito maggiormente. Lì si trova anche la Galleria d’Arte Mamani Mamani, dove dei grandi artisti espongono le loro opere, spesso riduzioni di fantastici murales. All’inizio di questa strada è affissa una croce verde e sotto è raccontata la sua curiosa storia, figlia anche della grande superstizione: infatti si racconta sia stata affissa per scongiurare le numerosissime apparizioni di fantasmi, anime dannate, spiriti vari che si verificavano. Subito dopo avere letto questa storia, in una domenica di sole, ammirando questa bella strada al momento stranamente deserta, ho visto apparire qualche bambino vestito tutto di bianco che allegro passeggiava, ed un attimo dopo una donna di mezza età che indossava abiti scuri, all’apparenza normale ma che appena mi ha incrociato mi ha chiesto con insistenza del denaro. Che sia stata uno spirito? A parte queste facezie, devo assolutamente ricordare di La Paz il bel quartiere residenziale dove ho soggiornato che si chiama Sopocachi, l’interessantissimo e ampio Museo Etnografico e del Folklore, con sezioni sulla Cultura dei Copricapo, sull’Artigianato (quello dei lavori fatti con le piume è straordinario), sulle Miniere d’oro e non solo, sulla Numismatica, ed altre ancora. La piazza principale è Plaza Murillo, dedicata ad un eroe nazionale, e questo mi fa venire in mente un’altra annosa e attuale questione per la Bolivia che è lo sbocco sull’Oceano Pacifico, immensa perdita per questo paese, avvenuta in seguito ad una guerra contro il Cile e che ha coinvolto anche altre nazioni, terminata con la sconfitta della Bolivia nel 1882. Ancora oggi il diritto al mare viene rivendicato con calore. E poi ancora tra le tante chiese assolutamente da visitare è la Iglesia di San Francisco e il Mirador Killi Killi. Di minore interesse e impatto almeno per me è stata la visita al turisticissimo Mercato delle Streghe, dove si trova anche il Museo della Coca. Per concludere voglio ricordare una mia passione: i grovigli! Ci sono grovigli di cavi, di fili, impressionanti e ovunque. Sono davvero spaventosi, enormi, intricati, contorti, pazzeschi. A volte poi, come ha detto un mio amico, su questi cavi ci sono come dei ciuffi, dei “ricci di mare”, chissà come e chissà perché. Un tassista mi dice che non sono cavi elettrici ma delle comunicazioni telefoniche e per internet. Andate a dare un’occhiata alle foto sul sito se siete curiosi.
Ehy rivendico il diritto di averti comunicato anch’io tramite Mari che erano cavi telefonici. 😂😂😂
E forse è grazie a quei meravigliosi grovigli che sentivo così vicina la tua voce al telefono solo se chiamavi tu, e se invece chiamavo io dall’Italia… beh lasciamo perdere. 😒
Besos 😘
Si si! Infatti il tassista mi ha solo confermato quello che mi avevate già detto voi. Solo che vista la mia scarsa capacità di sintesi ho dovuto ridurre il racconto per renderlo più efficace! 😉😉😜😘👍👌
😘😘😘 il rimprovero era ironico 😁😁😁😁
Claro!!! 👍😁😜