Ancora un assaggio di Buenos Aires che non finisce mai di stupirmi. Con una coppia di amici sono stata al delta del Tigre. Un punto molto vasto in cui il Rio de La Plata forma una serie infinita di isolette incantevoli che sono state punto di ricchi scambi commerciali e fonte di ispirazione per moltissimi artisti. Ancora oggi il Tigre è una visita assolutamente imperdibile. Ho trascorso anche un sabato sera nella vivace Palermo Soho per fare shopping nelle lussuose boutique oppure nei mercati dove giovani stilisti vendono a buon prezzo le loro creazioni, ma soprattutto per gustare il famoso bife de chorizo. La cosa più caratteristica in fatto di cibo però è partecipare ad una parillada la domenica a pranzo, cioè una enorme grigliata che è usanza fare in famiglia e tra amici. Ho visitato anche il Museo de la Boca Teatro De Los Encuentros, dove c’è una splendida mostra di Alexander Calder, e ho avuto la fortuna di assistere alla rappresentazione de La Boheme al Teatro Colon.
Una domenica sera ho lasciato la trafficata Buenos Aires per dirigermi con un autobus notturno nella seconda città per importanza dell’Argentina: Cordoba.
In giornate roventi ho avuto modo di partecipare a molte visite guidate e non di questa splendida città. Fondata dallo spagnolo Luis De Cabrera nel 1573, è stata la sede della prima università del paese, ricco centro commerciale nel cuore della pampas. Spagnoli e inglesi vi hanno condotto in passato una moltitudine di schiavi di colore, utilizzati nei duri lavori dei campi e nell’edificazione di strade e abitazioni, in quanto la manodopera locale era quasi inesistente ed assolutamente incapace a realizzare opere del genere. In seguito i padri gesuiti hanno svolto un’importantissima opera di evangelizzazione e in un certo senso di liberazione dei nativi. Infatti la città è ancora oggi devotissima: a partire dalla Manzana Jesuitica con la meravigliosa Iglesia de la Compania del Jesus, patrimonio dell’umanità, alla basilica di Santo Domingo, all’Iglesias del Sagrado Corazon de Los Padres Capuchinos, alla più importante Iglesia Catedral, per citarne solo alcune.
Ancora una volta però sono stati i miei incontri prima alla Facultad de Lenguas per partecipare ad una interessante lezione di Cultura italiana, e soprattutto a Villa Maria; una città a più di cento km da Cordoba dove ho passato uno splendida giornata ad una Scuola Bilingue, l’ennesima Dante Alighieri, in cui colleghi e studenti mi hanno accolto con grande affetto e simpatia, e da cui sicuramente nasceranno delle belle amicizie e collaborazioni, una volta tornata in Italia nel mio Istituto “Gae Aulenti” di Biella. Proprio quello che intendevo quando cercavo di programmare le mie visite nelle scuole in Sud America. Spero di continuare così, arricchendomi professionalmente e soprattutto umanamente. Non finirò mai di ringraziare le tantissime persone che sto incontrando nel mio cammino e che mi accolgono in modo così spontaneo e meraviglioso, facendomi sentire a casa.
In realtà la sua presenza a Buenos Aires è stata funesta. È stata accolta con disponibilità ma ha insultato tutto il personale scolastico con cui si è imbattuta, senza motivo, al punto da destare in tutti una comprensibile preoccupazione per il suo stato di salute mentale. Ha persino ignorato volutamente le regole di accesso nella scuola in cui le si era procurato un permesso, suscitando la giusta indignazione delle direzione locale. Ha pubblicato sul suo diario note deliranti e offensive, scritte in un italiano indecoroso, con errori di sintassi imperdonabili per una docente, ha espresso idee razziste e classiste che pongono sul suo ruolo di educatrice una ipoteca grande quanto una montagna. Lei ha tenuto un comportamento vergognoso. Non a caso le è stata inoltrata diffida con divieto formale di contattare qualsiasi scuola in Argentina. A causa di ciò è stato pure inviato un esposto nei suoi confronti per le vie gerarchiche. Va infine precisato che si è presentata a Buenos Aires mentendo sulle sue finalità, parlava di un progetto di ricerca ma non ha presentato una scheda, un questionario, una bozza di tesi di ricerca, è apparsa priva dei minimi requisiti metodologici necessari. La sua esperienza argentina è stata un pessimo esempio di arroganza, ignoranza, maleducazione, razzismo e bullismo mediatico.